Video: Fork e derivate, un male o un valore aggiunto di Linux?
Questo post, con relativo video, va ad aggiungere un ulteriore aspetto al mio vecchio post Diffusione di GNU/Linux: di chi è la colpa?, un aspetto che in prima battuta non era stato considerato nella giusta importanza (avevo parlato solamente di Frammentazione lato distro) ovvero l’argomento Fork e derivate.
Fork
Di fork ne esistono di tutti i tipi, si forkano player musicali, un esempio è Clementine che altri non è che il fork di Amarok 1.4 nato a seguito delle novità introdotte in Amarok 2, si forkano suite di produttività come nel caso di Libreoffice che è un fork di OpenOffice.org.
Si arriva perfino a forkare interi desktop come nel caso di MATE, il fork di GNOME 2 nato in seno alla comunità Archlinux (e poi adottato da Linux Mint) oppure a forkare parti di desktop come nel caso di Cinnamon che altro non è che fork di GNOME Shell. Altro fork di intero desktop meno famoso ma che va comunque ricordato è Trinity, il fork di KDE 3.5 (fork che però non ha avuto un grande successo).
Si arriva perfino a forkare interi desktop come nel caso di MATE, il fork di GNOME 2 nato in seno alla comunità Archlinux (e poi adottato da Linux Mint) oppure a forkare parti di desktop come nel caso di Cinnamon che altro non è che fork di GNOME Shell. Altro fork di intero desktop meno famoso ma che va comunque ricordato è Trinity, il fork di KDE 3.5 (fork che però non ha avuto un grande successo).
Non tutti i fork nascono però da esigenze reali e vantaggiose ma spesso vengono portati avanti (a mio modo di vedere) per futili motivi. Un esempio è il caso di MATE i cui sviluppatori potrebbero dare una mano allo sviluppo di Xfce che fra i DE che godono di buona fama e salute è quello che più si avvicina al paradigma di desktop del caro e vecchio GNOME 2.
Derivate
Delle derivate si potrebbe invece parlare per ore. La più nota è senza ombra di dubbio è Ubuntu che è non è altro che una derivata di Debian. A sua volta da Ubuntu sono nate una serie infinita di derivate più o meno famose, due su tutte Linux Mint e eOS. La prima in particolare era, in passato, una Ubuntu riempita di programmi e il suo sviluppo è stato a lungo di dubbia utilità. Ora le cose sono in parte cambiante dopo l’arrivo di Cinnamon (che è nato in seno a Linux Mint) anche se, per chi ha provato Linux Mint 13 e Linux Mint 14 l’unico valore aggiunto resta Cinnamon che però è facilemente installabile anche su Ubuntu e godere dunque della stessa esperienza utente. Se fossimo nel mondo Android potremmo paragonare Cinnamon ad un launcher alternativo.
Insomma, spesso e volentieri le derivate si trasformano in versioni delle distro madri a cui è stato cambiato un tema o aggiunto qualche programma e non vere distro di cui se ne sentiva il reale bisogno.
Conclusioni
Si tratta dunque in entrambi i casi (sia per i fork che per le derivate) di lavoro spesso inutile (ci sono alcune eccezioni come Clementine) e di energie che potrebbero essere impiegate diversamente, magari per arricchire gli stessi programmi di origine o le distro madri.
Alcuni però potrebbero non pensarla così, ci sono molti che sostengono infatti che questo è il vero valore aggiunto di Linux, perché ad esempio una idea scartata inizialmente potrebbe essere la scelta migliore se diversamente implementata.
E voi cosa ne pensate? Fork e derivate sono il male di Linux o sono un valore aggiunto? A voi la parola.