Trump fa bloccare la mail Microsoft del procuratore capo della Corte penale internazionale
Recentemente ho pubblicato l’articolo Alternative europee a servizi informatici americani nel quale vi illustro come vivere la nostra esistenza digitale tenendoci il più possibile lontano da servizi informatici statunitensi. Ho scritto quell’articolo in risposta ai ripetuti assalti alla nostra libertà informatica digitale da parte delle normative statunitensi che, nascondendosi dietro a questioni di sicurezza nazionale, obbligano alle aziende informatiche statunitensi a condividere i nostri dati.
Se pensate che io stia esagerando in questa mia battaglia be, sappiate che da oggi ho un altro buon motivo per dubitare dei servizi informatici americani. A darmi ragione è quanto recentemente accaduto a Karim Khan, procuratore capo della Corte penale internazionale (CPI), che ha perso l’accesso alla sua posta elettronica basata sui servizi Microsoft e ha visto i suoi conti bancari congelati. A causa del blocco dell’account di posta elettronica Microsoft di Khan, il tribunale sta affrontando gravi ostacoli nel suo lavoro quotidiano.
Il motivo del blocco? Trump
A febbraio, l’amministrazione Trump ha imposto sanzioni contro la Corte penale internazionale (CPI) in risposta all’emissione di mandati di arresto nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. La Corte ha accusato i politici israeliani di crimini di guerra per aver limitato gli aiuti umanitari a Gaza durante il conflitto con Hamas, danneggiando così i civili.
I funzionari israeliani hanno respinto tutte le accuse, e conseguentemente il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha emesso sanzioni contro la Corte penale internazionale, affermando che la CPI aveva intrapreso “azioni illegittime e prive di fondamento contro gli Stati Uniti e il nostro stretto alleato Israele.” Trump ha inoltre definito i mandati come “senza fondamento.”
Il blocco dell’account di posta elettronica Microsoft di Khan è avvenuto in seguito a un ordine esecutivo firmato da Trump, che la società statunitense Microsoft ha dovuto eseguire. La situazione è divenuta più complessa poiché Microsoft, pur volendo agire diversamente, ha dovuto obbedire a tale ordine a causa delle implicazioni legali e politiche.
Questo “incidente” dimostra ancora una volta quanto affermo da tempo ovvero che l’Europa ha bisogno di sovranità digitale, e questo sarà possibile solo quando deciderà di scegliere servizi tecnologici con sede in Europa rispetto alle Big Tech statunitensi.
Via Heise Online e Tuta blog